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Assenzio e “La Campanella” di Niccolò Paganini
Food & Wine Music Tips #6

Per l’abbinamento numero 6, per la settimana della festa pagana di Halloween,

 

 ho deciso di andare un po’ fuori dagli schemi musicali più “pop” adottati finora scegliendo pertanto L’ASSENZIO e LA CAMPANELLA DI NICCOLO’ PAGANINI.


Giorni fa lessi un articolo molto interessante sul quotidiano “La Stampa” online di una mostra che si sta svolgendo in questi giorni al Palazzo Ducale di Genova proprio sul celebre compositore genovese messo a confronto con il leggendario chitarrista americano Jimi Hendrix.

Niccolò Paganini, genovese di nascita, si rivelò molto presto essere un personaggio controverso e una vera e propria “rockstar ante litteram”: all’epoca girava la credenza che, a causa del suo aspetto emaciato, per la sua fisicità che scatenava durante i suoi concerto e per l’uso delle mani quasi sovrannaturale, avesse venduto l’anima al diavolo.

E non sembra molto lontano dal vero: provando ad avvicinarsi ai suoi lavori, per esempio con l’opera n.1 n.24 in A Minore (Tema con variazioni. Quasi Presto) presente nei 24 Caprices eseguiti dal violinista, si è presi da una vera e propria folgorazione, una strana e inspiegabile esaltazione trascendentale. Addirittura da palpitazioni accelerate tanto è il virtuosismo della composizione!

L’autore ungherese dell’Ottocento Franz Liszt, estremamente affascinato dalla tecnica incredibile di Paganini, riprese da lui l’opera per pianoforte Étude S.141 in sol diesis minore No.3, dal Rondò La Campanella (Terzo movimento – Rondò Concerto in SI minore, n,2 op.7) composta invece nel 1826 per violino e orchestra.

Il titolo, per citare le parole del famoso violinista Uto Ughi nel programma “Uto Ughi racconta la musica” , è dovuto al “dialogo arguto che c’è tra il violino e il campanello”.

Paganini è stato capace di “trasformare il violino in voce umana” con uno scambio perfetto e quasi sincrono tra le corde del violino e la campanellina e Ughi, con la sua straordinaria interpretazione, la riporta in vita in una sorta di danza sabbatica tra orecchio a orecchio.

Il pizzicare velocissimo delle corde del suo violino (il famoso “Cannone” costruito da Giuseppe Guarnieri chiamato così per la sua ricchezza e forza musicale) risultava difficilissimo da riprodurre per un altro artista che non fosse lui. Fu anche straordinario interprete dell’opera “Il Trillo del Diavolo” di Giuseppe Tartini, alimentando ancora di più le dicerie esoteriche sul suo conto.

E come non citare il famoso detto “Paganini non ripete”? La frase venne pronunciata al termine di un concerto tenutosi al Teatro Carignano dal violinista rivolgendosi al Re Carlo Felice per dimostrare che il suo straordinario talento stava soprattutto nell’improvvisazione e nell’impeto con cui eseguiva un pezzo quasi impossibile da replicare.


A livello storico, in quel periodo, si usava consumare una bevanda, divenuta poi simbolo degli artisti “maledetti”: l’assenzio.

Dal colore verde acceso per la clorofilla e i coloranti in esso contenuto, si tratta di un distillato di varie erbe officinali e foglie di assenzio aromatizzato all’anice. Inventato dal medico francese Pierre Ordinaire, assunse la denominazione di “Féè Verte – Fata Verde” per la sua capacità portentosa di favorire la digestione.

Si diffuse rapidamente durante la Belle-Epoque e abusato da pittori e scrittori dell’epoca tanto da creare una vera e propria dipendenza chiamata “absintismo” che provocava un rallentamento mentale e intossicazioni (dovuto alla presenza di tujone).

Ma come si ottiene? Attraverso la distillazione della pianta intera di Artemisia absinthium nell’alcool e poi successivamente con un’infusione di erbe medicinali.

La bevanda invece si prepara in questo modo: in un bicchiere si versa una piccola dose di distillato, si posa un cucchiaino bucato con uno zuccherino sopra e si versa goccia a goccia dell’acqua ghiacciata per abbassare la gradazione alcolica. Quando lo zuccherino sarà sciolto, si mescola con lo stesso cucchiaino e si può gustare!

Non resta che collegare il grammofono, appostarsi alla finestra con un buon bicchiere di assenzio e attendere l’arrivo della notte più buia sulle note del violino magico di Paganini…

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