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CHI BEVE SOLO ACQUA HA UN SEGRETO DA NASCONDERE?
Notizia della settimana

Mi è capitato una volta, in un ristorante piuttosto chic, che mi portassero, insieme al menu delle portate e dei vini, un altro plico. Era la carta delle acque.

Superato lo stupore iniziale e volendo superare la mia chiusura, ho iniziato a leggere cosa c’era scritto: un elenco di etichette di acque con le loro caratteristiche minerali e chimiche. Mi bloccai di nuovo.

Per me esistevano solo acqua gasata e acqua naturale. Fine. Tutt’al più leggermente frizzante.

Allora con non poca ansia, optai per quella che mi suonava meglio: l’acqua del Sindaco. Pensavo fosse come quando devi scegliere un vino – nel dubbio rivolgiti ad uno locale e più locale di un sindaco non ce n’è.

Il cameriere mi guardò con un’espressione tra l’affranto e il rassegnato e mi portò quella che altro non era che acqua di rubinetto.

Da quando ho scoperto questa cosa mi sono arrovellata sulla questione “acque alla carta” e così mi sono documentata un po’: per prima cosa, non tutti i ristoranti la propongono (e questo fa tirare un sospiro di sollievo agli indecisi cronici) ed è un fenomeno che si è molto ben sviluppato nel nostro Paese grazie alla presenza di numerosissime fonti da cui attingere acqua.

Si sta estendendo talmente tanto che è nata addirittura l’Associazione Degustatori Acque Minerali (A.D.A.M. http://www.degustatoriacque.com/ ) che organizza anche corsi di degustazione di 1°, 2° e 3° livello rilasciando alla fine anche un attestato di “Idrosommelier”.

Molto interessante, leggendo sul loro sito, il fatto che siano non solo esperti di acqua in tutte le varietà e numerose etichette ma anche che sono molto attenti alla conservazione delle bottiglie (anche l’acqua infatti ha una data di scadenza!), alle modalità di servizio (bicchieri particolari, temperatura ideale ecc. …) e agli abbinamenti.

Le differenze principali sono da imputarsi in particolar modo al PH che indica l’acidità e la basicità dell’acqua e quindi la sua qualità e al cosiddetto residuo fisso (definendo l’acqua più “leggera” o “pesante” a seconda naturalmente delle esigenze del nostro organismo) ovvero la quantità dei sali minerali disciolti nell’acqua dopo aver fatto evaporare un litro d’acqua a 180°C.

Curioso, inoltre, che per ogni tipologia di cibo, dai primi ai secondi al dessert ci siano delle acque specifiche da abbinarvi tanto da creare addirittura un vademecum per potersi orientare al meglio in questo mondo “acquatico” aiutando anche il consumatore ad essere più consapevole di quello che sceglie.

Quindi per citare la celebre canzone cantata dalla grandissima artista romana Gabriella Ferri: “Ma che ce frega ma che ce ‘mporta se l’oste ar vino ci ha messo l’acqua… “ alla fine siamo contenti di pagarlo lo stesso!

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