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THERE’S A STARMAN WAITING… IN THE KITCHEN: LO SPACE FOOD!
Notizia della settimana

“Ground Control to Major Tom

Ground Control to Major Tom

Take your protein pills

and put your helmet on”

Space Oddity – David Bowie

 

Venerdì 27 luglio si è verificata un’eclissi di luna decisamente suggestiva che ha tenuto tutti con gli occhi incollati al cielo.

Chi, guardando le stelle, non si è mai chiesto come fosse guardare la Terra da un’altra prospettiva?

E chi, dallo spazio, non ha provato un po’ di nostalgia ammirando lo spettacolo terrestre, immaginando casa e i deliziosi manicaretti che gustava là?

Queste domande, sotto la luce rossa della luna, mi hanno fatto pensare al cibo degli astronauti, come si nutrono, come possono sopravvivere in un ambiente così asettico. Pensare semplicemente al proprio “comfort food” preferito, però, non basta.

L’azienda aerospaziale torinese Argotech (http://www.argotec.it/online/), per esempio, si occupa di fornire agli astronauti – quelli europei in particolare – il cibo che consumeranno solo nelle occasioni cosiddette “speciali” che loro chiamano “bonus food” ed è quello che rigenera (più a livello psicologico che fisico) durante le missioni più lunghe: Samantha Cristoforetti durante la sua missioni “Futura”, per esempio, aveva scelto pesce azzurro, cereali, frutta e verdura e quinoa, Luca Parmitano invece aveva optato per caponata, lasagne e parmigiana di melanzane.

La modalità di preparazione del cibo consiste nel mantenere una conservazione di circa 18-24 mesi – come riportato sul loro sito http://www.argotec.it/online/what-we-do/space-food/  – senza sale e biologica al 100%. Il tutto per preservare tutte le caratteristiche organiche del prodotto iniziale come il sapore e il colore, elementi molto importanti se ci si trova in situazioni in cui già il cucinare e il consumo del cibo stesso è disagevole come può essere in una stazione spaziale, in assenza di gravità.

E a proposito della missione “Volare”di Luca Parmitano del 2013, si era occupato personalmente del suo bonus food lo chef stellato del ristorante Combal.zero Davide Scabin (http://www.combal.org/ ) con l’aiuto dell’amico e collega Moreno Cedroni della Madonnina del Pescatore (http://www.morenocedroni.it/la-madonnina-del-pescatore/il-locale/).

Come aveva proceduto? Dopo aver fatto scegliere personalmente a Parmitano che tipi di piatti prediligesse, ha cercato di creare piatti che si avvicinassero il più possibile agli originali – come nel caso della lasagna – attraverso sistemi altamente tecnologici per poterne mantenere pressoché intatto il gusto anche nel momento della reidratazione.

Tra gli altri piatti scelti, anche la classica parmigiana di melanzane che però era stata termostabilizzata e privata completamente del sale per evitare casi di ritenzione idrica frequenti nei viaggi spaziali.

Infine è stato disidratato tutto anche per questioni logistiche e inseriti in buste con delle valvole che permettevano l’introduzione di acqua dal rubinetto della navicella.

Quando non arriva il cibo a confortarci da solo arriva in aiuto la tecnologia: niente più proteine in pillole come cantava David Bowie in “Space Oddity”, quindi.

Per fortuna.

 
 

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